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L’astrologia: il discorso sugli astri.

Gli astri – le stelle, la luna, i pianeti – hanno accompagnato la vita dell’essere umano da migliaia di anni.

A un certo punto l’essere umano ha alzato gli occhi e ha visto gli astri.

Vivendo la sua vita, ha notato certe regolarità: le maree; il ciclo mestruale; le stagioni; le costellazioni, gruppi di stelle che si muovevano insieme in maniera coerente e riconoscibile; piante che spuntavano, fiorivano o producevano frutti.

Salute, cibo, possibilità di orientarsi, clima: tutte queste cose erano in qualche modo collegate con gli astri.

L’essere umano è un essere cosmico: ha bisogno di posizionarsi e di relazionarsi con il cosmo, di avere una cosmologia per trarre senso dal mondo.

È il nostro linguaggio a dircelo. “Disastro” vuol dire letteralmente “senza stelle”, come il mare col cielo scuro e nuvoloso in cui perdersi è cosa certa. Oppure “Desiderio”, un’altra mancanza di stelle, che indica ciò che vogliamo.

Il destino dell’essere umano è sempre stato collegato agli astri: immerso nel cosmo si poteva orientare, coltivare, curare la propria salute, cacciare, rispettare l’ecosistema, disporre tempi e di rituali per costruire le proprie comunità, per fare le guerre e la pace.

Potrebbero sembrare semplici superstizioni del passato, superate dalle scienze e dalle tecnologie.

Se le considerassimo in questo modo sbaglieremmo, perché scienze e tecnologie hanno solo trasformato quel cosmo, il cielo in cui cercavamo la nostra posizione e le traiettorie dei nostri destini. Potremmo anzi quanto quanto oggi siamo capaci di percepire il nostro cosmo, in modo in cui è cambiato e la posizione che occupiamo.

This.Astro è un’opera che parla proprio di questo.

Creata nel 2012 per il Global Astronomy month ed esposta al museo MACRO di Roma con la curatela di Elena Abbiatici e Valentina G.Levy, l’opera esplora la connessione tra astri e destino dell’essere umano nel mondo contemporaneo.

Sì, perché scienza e tecnologia hanno creato nuovi astri che, come quelli che esistevano già, ci permettono di orientarci, curarci, coltivare, prevedere e trovare il nostro posto nel mondo.

Satelliti di comunicazione, GPS e dotati di sensori, fotocamere, laser, emettitori di onde e particelle: sono loro i nuovi astri.

Nel mondo iperconnesso, questi astri tecnologici animano la maggior parte delle cose che usiamo. Ci permettono di studiare i fenomeni planetari come il cambiamento climatico, la salute degli ecosistemi, le migrazioni, l’inquinamento. Da lì passano comunicazione, servizi, salute.  

C’è una forte relazione tra destino dell’essere umano e questi nuovi astri da cui, in certi casi, dipende anche la nostra sopravvivenza.

L’opera è composta da due elementi: l’installazione chiamata this.astro e il workshop urbano che si intitola come in cielo così in terra. I due elementi descrivono due possibili direzioni dei collegamenti tra astri e destino

This.astro, l’installazione, è un video generativo: non finisce mai. La direzione è dal destino agli astri: cioè di come le persone usano le tecnologie per tentare di costruire il proprio destino. Le tecnologie studiate sono quelle della comunicazione: i social media, internet, la messaggistica.

This.astro raccoglie tantissimi messaggi sui social generati nell’intorno del luogo fisico in cui è sita l’installazione e li analizza, per vedere di quali argomenti parlano. Facendolo crea dei collegamenti tra i temi, quando se ne parla insieme: cambiamento climatico e consumo energetico, calcio e politica, moda e spettacolo. 

Unendo questi collegamenti si formano le costellazioni: gli esseri umani si posizionano nella comunicazione usando le tecnologie per influire sul proprio destino: per stringere relazioni, lavorare, cercare informazioni, comprendere il mondo e occuparsi delle cose e delle persone.

La seconda componente dell’opera è un workshop che si fa camminando nelle città, per vivere il collegamento tra città, tecnologia e il destino dell’essere umano. La direzione qui è inversa:  dagli astri alla città, al destino.

Il workshop si fa utilizzando una app. La prima parte si svolge insegnando ai partecipanti come si fa una app di questo genere. Poi si va tutti per strada e si inizia.

È come un gioco. Si sceglie una costellazione, fatta di stelle o di satelliti, e si cerca di ricreare la forma della costellazione usando la forma della città, con una dimensione il più grande possibile.

Le persone scelgono la costellazione e ognuno prende una stella. In qualsiasi modo, si dispongono per le strade, le piazze, i negozi e le case della loro città, per avvicinarsi il più possibile alla forma della costellazione, e riproducendola in dimensioni sempre più grandi.

Si crea, quindi, un parallelo tra costellazioni e città, mediato dalla tecnologia.

Questi due elementi sono Rituali del Nuovo Abitare, e descrivono nuovi modi per conoscere ed avere esperienza dei fenomeni complessi (in questo caso come la comunicazione influisce sulla società) tramite i dati e la computazione.

Tutti i software e i materiali necessari per replicare le due componenti dell’opera sono disponibili su ARNA, l’Archivio dei Rituali del Nuovo Abitare. Sono liberamente utilizzabili.